Apr 032019
 

Finalmente dopo tanto tempo sto allestando il mio piccolo laboratorio di elettronica. E’ da tempo che dovevo farlo ma per varie vicissitudini ho dovuto rimandare di anno in anno, ma adesso eccoci qui pronti per questa nuova avventura. Grazie al laboratorio mi sarà decisamente più semplice seguire tutti i progetti che ho in piedi, attualmente infatti sprecavo troppo tempo per prendere l’attrezzatura e riporla, dovendo poi limitarmi a lavorare sul pavimento per mancanza di spazi. Ora ho una stanzetta tutta mia, pochi metri quadri, ma più che sufficienti per metterci alcuni tavoli ed i vari attrezzi da lavoro, fra i quali la stazione di saldatura e l’alimentatore da banco.

Come ogni buon laboratorio che si rispetti, avrò bisogno di prese elettriche per collegarci tutte le attrezzature, ma la stanza ne è completamente sprovvista per cui ho pensato di scrivere un piccolo articolo per mostrare come possiamo adempiere a questo compito senza ovviamente chiamare alcun elettricista.Questo articolo è indirizzato a chi non ha grande idea di come fare per cui chi sa già cos’è un magnetotermico o come si collega una presa di corrente lo ringrazio per essere arrivato fin qui ma credo si annoierà.

Come potete immaginare c’è una normativa (Norma CEI 64-8) che definisce alcune regole del dimensionamento dell’impianto elettrico e che suddivide lo stesso in 3 diversi livelli (base, standard, domotico). Ora, indipendentemente da quello che prescrivono le norme, direi che il buon senso sia spesso sufficiente e le norme servano proprio per quelli che il buon senso non lo possiedono o non sappiano cosa stanno facendo. Ad esempio la norma prevede che oltre ai 75m2 di superficie l’impianto debba essere dimensionato per 6kWh. Perchè? Davvero nel 2019 qualcuno dimensiona l’impianto in maniera diversa a seconda della superficie della casa? Come dire che uno che ha la casa piccola non può usare le piastre ad induzione ed installare un impianto fotovoltaico di una certa portata perchè i cavi che gli passano nei muri sono troppo sottili. Non lo ritengo sensato.

Poi cosa dobbiamo ricordare? Beh, sempre, sempre, sempre e lo dico tre volte in modo che non sfugga, separate la linea delle prese elettriche da quella dell’illuminazione. In questo modo se c’è un corto su un elettroutensile scatterà il magnetotermico relativo ma non resterete al buio. Così potete anche differenziale le relative correnti, mettendo un classico magnetotermico 10A per le luci e 16A per le prese. Il magnetotermico è un dispositivo che permette di scollegare la parte di impianto a valle in caso di sovraccarico, situazione che può verificarsi sia in caso di cortocircuito, sia in caso di utilizzo contemporaneo di troppe apparecchiature. Ripetendo, se c’è un eccessivo consumo di corrente a valle del magnetotermico, questo scatta ed isola la relativa parte dell’impianto.

Un impianto fatto bene, vorrebbe che per ogni singola stanza ci sia la relativa scatola di distribuzione con i due magnetotermici per luci e prese anche sa la normativa prevede solo un “numero di circuiti” in base alla grandezza dell’abitazione. Diamo per scontato che “a monte”di tutto questo ci sia anche un differenziale e se così non fosse occorre assolutamente provvedere. Il differenziale non scatta come il magnetotermico in caso di sovraccarico ma in caso di dispersioni verso terra, cosa che può avvenire in tante situazioni, ma sicuramente quella che più ci interessa è quella attraverso il “corpo umano”. Risulta quindi importante comprendere che il differenziale ed il magnetotermico sono due dispositivi differenti e devono esserci entrambi. Ricordiamo che la corrente che attraversa il corpo umano può determinare l’arresto cardiaco e quindi la morte per cui non è un argomento da prendere alla leggera.

Nell’impianto che ho preparato c’è un magnetotermico da 16A nel quadro generale che trasporta la corrente al laboratorio. Da qui troveremo due magnetotermici da 16A rispettivamente per il gruppo di prese di destra e di sinistra, in questo modo un guasto ad una delle due linee non mi lascia del tutto senza corrente. Ho previsto anche un magnetotermico da 10A per l’impianto di illuminazione che però non ho ancora costruito. C’è infatti un solo faretto a led da 10W sul soffitto, che però preleva la corrente da una linea diversa, in questo modo ho la possibilità di togliere la corrente al laboratorio mantenendo comunque una fonte di illuminazione di base.

Bene, una volta messi i magnetotermici dobbiamo passare alle prese vere e proprie. Sul versante “destro” ho messo 6 prese schuko e 4 prese “italiane”, mentre sul versante sinistro ho altre 4 prese schuko. Come si collegano?

Ci sono tre cavi da trasportare con una codifica colore ben precisa.

Il giallo-verde è il cavo dedicato alla messa a terra per cui deve essere usato solo ed esclusivamente per quello scopo. Poi ci sarà un cavo azzurro che indica il neutro. Il terzo cavo indica la fase e negli impianti monofase come quelli domestici dovrebbe essere di colore marrone mentre vengono riservati il nero e grigio per le eventuali altre fasi negli impianti multifasici. Ora, nella mia pratica, utilizzo sempre l’azzurro e gialloverde rispettivamente per il neutro e terra. Invece per la fase utilizzo si il marrone, ma in certi casi in cui nella stessa canalina ci siano sezioni  di circuito differenti, preferisco differenziare il colore delle due o più fasi per rendere più comprensibile l’impianto stesso. Altre volte più banalmente non ho il cavo della giusta sezione e giusto colore, ma è comuque un comportamento coerente con la normativa.

Eh già perchè il colore deve essere giusto, ma altrettanto giusto deve essere il diametro dei cavi. Fate molta attenzione perchè qui la confusione è notevole in quanto talora ci si riferisce alla sezione del cavo in millimetri, altre volte alla loro superficie in mm2.  Inoltre si tende a dimenticare che la “portata” del cavo non dipende solo dalle sue dimensioni, ma anche dal tipo di posa in quanto un cavo “in aria” si può raffreddare molto meglio di un cavo “a parete”, inoltre la presenza di più cavi riduce ulteriormente la possibilità di dissipazione termica. Se ne deduce che anche la temperatura ambiente ha il suo peso e la sezione dei cavi in una fornace non avrà le stesse prestazioni che ha nella baita in alta montagna in pieno inverno.

Senza andare a cercare le “solite tabelle” (ne trovate una anche in un mio articolo) vediamo di imparare come si fa a fare un calcolo approsimativo. Partiamo dal diametro del cavo. Se il cavo ha un diametro di 1mm la sua area (sezione) sarà, di πR2. Quindi se il cavo è da 1mm il suo R (raggio) è di 0.5 per cui 0.5*0.5*3.14=0.785mm2. Il numero che ottenete lo moltiplicate per 4 ed ottenete circa 3 che è la corrente che potete trasportare con tranquillità con quel cavo (anche se in realtà in ambito civile ci si spinge sino a 6). Può bastare per l’illuminazione? No, abbiamo detto che il magnetotermico è da 10A per cui i cavi devono reggere con un certo margine di sicurezza quella soglia. Se riproviamo con un cavo del diametro di 2mm otteniamo una corrente di circa 12A che questa volta è adeguata allo scopo.

Ora che sapete la teoria caliamoci nella realtà, quella in cui i calcoli devono anche essere fatti in base ai diametri che poi troviamo effettivamente in commercio. I cavi standard che troviamo in commercio sono da 1.5, 2.5, 4 e 6 mm2 . Andiamo quindi ad usare cavi da 2.5mm2 sia per le prese che per le luci e deleghiamo ai cavi più sottili da 1.5mm2 il compito di trasportare la corrente dai singoli attuatori ai punti luce. A questo proposito attenzione, il vostro interruttore deve interrompere la fase, in questo modo se spegnete la luce alla vostra lampadina non arriva la fase ma solo il neutro per cui potete cambiarla anche senza staccare la corrente (ma se state leggendo questo articolo staccatela sempre). I cavi più grossi trasporteranno la corrente ai centralini di smistamento. Ovviamente in questo articolo ho semplifcato al massimo, ma vi ho dato tutte le informazioni utili per fare un buon impianto elettrico nel vostro laboratorio. 

Non mi resta che lasciarvi con il video di realizzazione della prima parte dell’impianto elettrico del mio laboratorio. Ho inserito anche delle parti commentate per mostrarvi un po’ più nel dettaglio la realizzazione pratica dell’impianto.

 




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