I colori e la percezione umana
Per comprendere in modo corretto ciò che segue è necessario ripassare alcune nozioni fondamentali dell’immagine digitali, nozioni che purtroppo molti ignorano del tutto ma che sono di grande importanza. Cominciamo con l’occhio umano e poniamoci questa domanda: “Quanti colori è in grado di discriminare?”. L’occhio umano è in grado di discriminare alcuni milioni di colori diversi, diciamo intorno ai 10 milioni. Non ha importanza se siano realmente 10 piuttosto che 4 o 12, ma parliamo di qualche milione. Ma a questo punto dobbiamo domandarci: Quanti colori riproduce sul monitor il nostro computer? La risposta in questo caso è più precisa e corrisponde a 16.777.216.
La prima informazione che otteniamo è che il computer è in grado di visualizzare tutti i colori che il nostro occhio riesce a percepire, anzi, qualcosa in più. L’altra cosa da sapere che ogni colore è composto dalla fusione dei tre colori base Rosso, Verde e Blu (la famosa abbreviazione RGB – Red – Green – Blue). Ogni singolo colore fondamentale ha 256 possibili valori per cui facendo 256x256x256 otteniamo i fatidici 16.777.216. Nella matematica binaria “si dice” che ogni canale è rappresentato da 8 bit di profondità colore, infatti 2 elevato alla ottava (2^8) corrisponde proprio 256.
Riassumendo, abbiamo 3 canali a 8 bit, il rosso, il verde ed il blu, ognuno con 256 possibili tonalità che mescolate possono dare origine a 16 milioni di colori. Quando le tre componenti hanno il medesimo valore, ad esempio R=B=G=50, otteniamo dei colori particolari che prendono il nome di “grigio”. Quando tutti i valori sono a 0 abbiamo il nero e a 255 il bianco con le intermedie gradazioni di grigio.
Il sensore della macchina fotografica
Ora che abbiamo compreso le nozioni fondamentali ci dobbiamo chiedere. Quanti colori ha “la macchina fotografica”? Beh in questo caso non c’è una risposta univoca in quanto dipende dal modello in vostro possesso, ma diciamo che mal che vada ha 12bit per canale contro gli 8 del vostro computer. Quindi facendo 2^12 abbiamo 4096 tonalità per ogni singolo canale per cui otteniamo 68.719.476.736 colori (quasi 69 miliardi di colori). Ora nasce spontanea la domanda: se il computer visualizza 16 milioni di colori ma la macchina fotografica ne può riprodurre 69 miliardi, come facciamo a visualizzare la foto?
Questione di scelte
A questo punto dovrebbe risultare chiaro che la famosa immagine JPG che produce la nostra macchina fotografica di fatto può contenere solo una parte delle informazioni acquisite dal sensore. Il file RAW invece contiene tutte le informazioni acquisite.
La domanda ora potrebbe essere: quali dati verranno rappresentati nell’immagine finale e quali no? Ci sono ovviamente tutta una serie di algoritmi matematici che le varie aziende implementano sulle loro macchine fotografiche, inoltre sarà di fondamentale importanza la configurazione della macchina fotografica stessa, il programma usato, i profili utente e quant’altro. Quindi l’immagine JPG che ci fornisce la macchina fotografica è determinata dalla scelta che un software effettua in base a come è impostata la macchina in quel momento e qa quali valori acquisisce il sensore. Il file RAW invece contiene tutti i dati acquisiti, per cui da esso potete ricostruire un’infinità di nuove immagini JPG diverse in base a differenti scelte che potete fare a posteriori, ma in questo caso siete voi a decidere esattamente ogni singolo parametro che contribuirà allo sviluppo della vostra foto. Questo processo è detto “sviluppo in camera chiara“, che si differenzia da quello “in camera oscura” che si faceva ai tempi con la pellicola fotografica.
Per farlo ovviamente è necessario usare dei software specifici. Ogni casa ha il suo, inoltre ci sono software commerciali ed altri freeware di terze parti dedicati a questo specifico compito. Io nello specifico uso proprio un software freeware che si chiama RawTherapee disponibile per Linux, Mac e windows (32 e 64 bit).
Non mi dilungo in tecnicismi in questa sede, non è infatti mia intenzione mostrarvi quali sono gli infiniti parametri che possiamo modificare, ma vorrei solamente mostrarvi la differenza che c’è fra il mantenere l’immagine creata in automatico dalla macchina fotografica e sviluppare manualmente ogni singola immagine.
Le immagini
Qui sotto vi propongo una carellata di immagini: prima vi propongo tre casi “principali”, sulla sinistra trovate le JPG uscite direttamente dalla macchina fotografica così com’è impostata, a destra quella sviluppata manualmente. Le immagini sono cliccabili per vederle di maggiori dimensioni, anche se ridotte rispetto alle originali per non pesare troppo sui tempi di caricamento.
Ovviamente le possibilità di sviluppo sono così ampie che per forza di cose interviene il lato artistico intrinseco in ognuno di noi per cui non è detto che un tipo di elaborazione che a me piace debba piacere anche a voi e viceversa. Lo scopo qui è solo mostrare che differenza c’è fra un’immagine JPG offerta in automatico dalla macchina fotografica e quella ottenuta manualmente da un file RAW a parità di scatto. Se poi non siete convinti e pensate che dalla prima possiate ottenere la seconda….beh….provateci…
Esempi
Per concludere vi lascio con una piccola carellata di confronti fra immagini JPG native e prodotte dal file RAW:
Conclusioni
Questo articolo voleva solo spiegare cos’è un file raw e perchè la foto JPG che vi offre la vostra macchina fotografica deve essere vista come una interpretazione automatica da parte di un software a partire da un file raw, ma che può essere molto distante dal risultato che volevate e potevate ottenere. Se la vostra macchina fotografica non produce i file raw fatevi delle domande sulla qualità del prodotto che state usando. Se invece li può produrre ma voi non li usate, fatevi alcune domande sul vostro livello di conoscenze e sulla possibilità di fare un piccolo sforzo e provare a svliluppare da voi i primi raw. Il software che vi ho consigliato forse non è il migliore del mondo, ma è molto potente, completo e soprattutto gratuito. Spero che questo articolo sia stato di vostro gradimento. In futuro vedremo se scrivere alcuni specifici articoli sullo sviluppo in camera chiara.