Si nota chiaramente la poca precisione del dth11 (nella figura ho erroneamente riportato dth22) che può registrare unicamente escursioni minime di un grado, ma è anche l’unico dei tre che misura anche l’umidità nello stesso istante. Allo stesso modo possiamo vedere come il DS18B20 sia più stabile nelle misure rispetto l’LM35 che ha escursioni più ampie.
Qui sotto ho fatto un secondo grafico che mostra lo scostamento della misura dell’LM35 e DHT11 rispetto il DS18B20, si nota che comunque che la differenza massima si attesta sugli 0.8°C
Credo che questi pochi dati possano essere utili per scegliere il tipo di sensore necessario per il vostro progetto senza perdere troppo tempo a studiare tanti dati tecnici che poi magari poi a conti fatti non riuscite nemmeno a sfruttare al 100%. Il DHT11 fornisce temperature a passo di un grado per cui lo potete usare solo per utilizzi in cui la misurazione possa essere un po’ grossolana, tenendo presente fra l’altro che è progettato per misurare la temperatura ambiente e non potete ad esempio usarlo per misurare la temperatura di un liquido o di una tubatura. Il suo vantaggio è la possibilità di misurare anche il grado di umidità, ma complessivamente lo trovo un sensore un po’ scarso, sarei curioso di provare, ma non ne ho, il DHT22 che sulla carta dovrebbe persino diventare preferibile al DS18B20 in quanto dovrebbe avere la stessa precisione di misura della temperatura (internamente ha un DS18B20), in più si avvantaggia di una precisa misura dell’umidità. L’LM35 che mi aveva un po’ deluso nello scorso articolo, tutto sommato lo ritengo molto migliore del DHT11. Tra le altre i dati che vi ho riportato sono grezzi sulla singola misura per cui con questo sensore possiamo applicare la media a più misure seriate per ridurre il rumore di fondo che è chiaramente percepibile anche in questi grafici. Che dire del DS18B20? Beh, chi mi segue assiduamente sa che ho scritto una marea di articoli su questi sensori perché li trovo fenomenali. In casa sono oramai tanti anni che ne ho una decina ed ho avuto un solo problema: il sensore posto all’esterno, in balia delle intemperie si è rotto, uno dei reofori era completamente ossidato e si è spezzato, ma in questo caso colpa mia che non l’ho protetto adeguatamente per stare all’esterno. Se avessi sigillato con del silicone o colla a caldo sono sicuro che sarebbe ancora li al suo posto. L’unico lato negativo è la necessità di un codice più pesante rispetto al semplice sensore analogico e, diciamocela francamente, se qualcosa non funziona ci vuole una certa esperienza per saltarne fuori, io ad esempio ho avuto qualche problema a trovare il giusto valore del resistore, cosa che è estremamente importante in reti complesse di sensori con sola alimentazione passiva.